I l certificato verde obbligatorio nei porti italiani preoccupa. Come riporta l’articolo del Messaggero, è a rischio l’import dalla Cina, ma anche l’export verso gli Usa.

Il punto della questione è che se il documento sanitario dovesse rallentare l’approvvigionamento delle merci che viaggiano via mare (a rischio stop non solo le attività del porto di Trieste, dove i No-vax sarebbero il 40% del totale dei lavoratori portuali, ma quelle di GenovaLivorno e Gioia Tauro in Calabria), ciò potrebbe innescare una mini crisi energetica oltre a una contrazione dei consumi legati al Natale. Il contributo del sistema marittimo all’economia del paese è pari a circa il 3 per cento del Prodotto interno lordo. Più di un terzo degli scambi commerciali internazionali italiani avviene via mare, una quota seconda in graduatoria solo al trasporto su gomma. Nel 2019, per esempio, nei porti italiani si è registrato un volume di merci pari a 479 milioni di tonnellate. E da un punto di vista dei partner commerciali, la Cina rappresenta circa il 18 per cento di tutto l’import marittimo italiano. Preoccupa anche il possibile impatto dell’obbligo diffuso di Green pass sull’approvvigionamento di materie prime energetiche.

Basti pensare che nei porti italiani vengono movimentati circa 190 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi ed energetici, valore superiore a quello di Paesi come la Spagna (180 milioni), la Francia (140 milioni) e la Germania (soltanto 45 milioni di tonnellate).

Le nuove regole relative al passaporto verde in vigore da domani dovrebbero impattare meno sui porti di Civitavecchia, Napoli e Salerno, dove la quota di lavoratori No vax sarebbe minima. Così Pino Musolino, il presidente dell’Autorità dei porti del Lazio: «Da noi la quota di non vaccinati è minima dunque a meno di sorprese non temiamo blocchi delle attività portuali. Lo scorso anno Civitavecchia ha perso oltre il 99% dei passeggeri legati al traffico crocieristico e, al pari degli altri porti italiani, ha registrato una contrazione del 10 per cento del traffico merci. Non possiamo permetterci ulteriori stop e il personale lo ha capito. Se gli altri porti dovessero fermarsi allora le compagnie potranno dirottare le navi verso gli scali in funzione».