Il 26 maggio 2021 il governo svizzero ha annunciato l’interruzione del negoziato con l’Unione Europea in vista di un accordo istituzionale, la negoziatrice svizzera Livia Leu ha consegnato personalmente una lettera alla sua controparte europea a Bruxelles. L’accordo-quadro doveva servire a mettersi alle spalle la logica degli accordi bilaterali settoriali che regolano i rapporti tra Ue e Svizzera dal 1972.
Dopo sette anni di trattative, la decisione è stata accolta «con rammarico» da parte della Commissione europea come si può leggere nel comunicato stampa rilasciato dall’UE: «La modernizzazione delle nostre relazioni non sarà possibile e i nostri accordi bilaterali invecchieranno inevitabilmente: sono passati 50 anni dall’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio, 20 anni dagli accordi bilaterali I e II. Già oggi non sono all’altezza di come le relazioni tra Unione Europea e Svizzera dovrebbero e potrebbero essere». Ora il rapporto è sostenuto da un centinaio di intese bilaterali che in assenza di un accordo-quadro rischiano di consumarsi nel tempo.
La decisione giunge dopo che molti nella Confederazione Elvetica temevano che un’intesa avrebbe rimesso in discussione la piena sovranità del Paese. Il Consiglio federale svizzero ha sostenuto che esistono ancora divergenze sostanziali in alcuni settori chiave dell’accordo-quadro e che le condizioni per una conclusione non sono soddisfatte. Il dirigente svizzero Guy Parmelin ha però voluto tenere la porta aperta a eventuali trattative: «Stiamo aprendo un nuovo capitolo nelle nostre relazioni, speriamo fruttuoso».
Il negoziato era cominciato a seguito di un referendum svizzero che aveva messo in dubbio la libera circolazione dei cittadini europei. Gli ostacoli a un’intesa erano tre: le norme sugli aiuti di Stato; la libera circolazione delle persone; i livelli salariali.